Cos’è un Ecomuseo
La parola “Ecomuseo” ha portato nel panorama culturale dello sviluppo locale un’ondata di modernità e molteplici spunti e stimoli di riflessione. L’ecomuseo, infatti, è oggi riconosciuto come “un’istituzione culturale che assicura in forma permanente, su un determinato territorio e con la partecipazione della popolazione, le funzioni di ricerca, conservazione, valorizzazione di un insieme di beni naturali e culturali, rappresentativi di un ambiente e dei modi di vita che lì sono succeduti.”
Il concetto ecomuseale inizia a svilupparsi nel 1966 durante un incontro tenutosi a Lurs, in Alta Provenza, con il grande museologo francese George-Henri Rivière, per dare una prospettiva all’evoluzione concettuale del museo del territorio consolidatosi nella tradizione del nord e dell’est Europa. Una delle definizioni più efficaci rimane quella proposta in origine da Hugues de Veraine che coniò il termine “Ecomuseo” nel 1971 intendendolo proprio come “un territorio, una popolazione, un patrimonio.”


Queste, dunque, le tre componenti essenziali di ogni Ecomuseo, che ne costituiscono contemporaneamente sostanza, contenuto e metodo di lavoro.
1) Il territorio perché l’ecomuseo non è un edificio o un luogo preciso, ma si apre a tutte le componenti territoriali, rappresentandone e rendendone più visibili le peculiarità del paesaggio, la storia, la memoria e l’identità.
2) La popolazione, vero soggetto-oggetto dell’Ecomuseo, perché è il succedersi delle comunità e delle popolazioni nello spazio e nel tempo che crea il territorio che va tutelato e salvaguardato grazie alla partecipazione attiva dei suoi artefici.
3) Il patrimonio, perché l’insieme dei beni della cultura materiale e di quella immateriale, che costituiscono l’identità del territorio e della sua comunità, è quanto l’Ecomuseo intende valorizzare.
“Il rapporto con la popolazione non ammette discussioni: è la partecipazione della popolazione che legittima l’Ecomuseo. Partecipazione, collaborazione, concorso, associazione, complicità, connivenza, confidenza…: la ricerca di rapporti stretti con la popolazione è importante, ma anche importante quante forme sottilmente differenti questa partecipazione può assumere.” (Gèrard Collin, Ecomuseo del ont Lozère)

La nascita degli Ecomusei
L’esperienza degli ecomusei nasce in Francia all’inizio degli anni 70, grazie all’intuizione del museologo Georges Henri Rivière, che così li descrive:
L’ecomuseo è il museo del tempo e dello spazio in un territorio dato.
- È un’istituzione che si occupa di studiare, conservare, valorizzare e presentare la memoria collettiva di una comunità e del territorio che la ospita, delineando linee coerenti per lo sviluppo futuro.
- È il frutto del rapporto costruttivo tra una popolazione, la sua amministrazione e un equipe pluridisciplinare di esperti.
- È un organismo che, pur rivolgendosi anche ad un pubblico esterno, ha come interlocutori principali gli abitanti della comunità, i quali, anziché visitatori passivi, vogliono diventare fruitori attivi.
- È un museo del tempo, dove le conoscenze si estendono e diramano attraverso il passato vissuto dalla comunità per giungere nel presente, con un’apertura sul futuro.
- È un museo dello spazio: spazi significativi dove sostare e camminare. Privilegia il linguaggio visivo diretto degli oggetti fisici e delle immagini, nel loro contesto originario e nella loro esposizione al pubblico.
Diffusi dapprima in Francia e in altri paesi francofoni come il Canada, sperimentati poi in molti altri paesi europei e in situazioni territoriali diverse, quali zone limitrofe o comprendenti parchi naturali, aree paleoindustriali dismesse, valli rimaste emarginate dallo sviluppo turistico di massa, si sono affacciati da qualche anno sulla scena italiana come una delle forme più innovative nella difficile coniugazione di conservazione e sviluppo, cultura e ambiente, identità locale e turismo.

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